19 Aprile 2018

UN RELINING DI 2 KM: RECORD EUROPEO OTTENUTO GRAZIE A UNA GRANDE SINERGIA.

 

In.Te.Co. ha rimesso in funzione un acquedotto con un unico inserimento di un tubolare hose lining lungo 2.000 metri.

Quando, nel campo delle tecnologie per il risanamento no-dig delle condotte esistenti, si riescono a combinare positivamente competenze tecniche progettuali, materiali all’avanguardia, capacità operative di altissimo livello e visione pragmatica del bene pubblico, si può arrivare a risultati di vera eccellenza come quelli raggiunti da In.Te.Co. S.r.l. che, nel febbraio 2018, ha realizzato per ATS, Alto Trevigiano Servizi, gestore del Servizio Idrico Integrato di 53 Comuni tra le Provincie di Treviso, Belluno e Vicenza, il risanamento funzionale, con tecniche non distruttive, di un tratto di acquedotto con una prestazione da record.
Sono stati risanati, con tecnologia No-Dig “Hose Lining”, 2.000 metri di tubazione in ghisa grigia con inserimento in un’unica soluzione di un tubolare flessibile armato diametro 350 mm e resistente a una pressione di esercizio di 25 Bar.

L’ACQUEDOTTO.
L’acquedotto Schievenin è stato costruito, negli anni ’30 del secolo scorso, sulle montagne tra il comune di Quero Vas (BL) e il comune di Pederobba (TV), posando, in luoghi davvero impervi, tubazioni in ghisa grigia diametro 350 mm in barre da 5 metri per una lunghezza complessiva di circa 9760 m: un gigantesco lavoro eseguito scavando a mano nella roccia e trasportando e posando i tubi con l’impiego di migliaia di uomini e animali.
Questo acquedotto ha funzionato egregiamente per ottanta anni servendo 18 Comuni (124.000 ab.).

IL PROBLEMA.
Negli ultimi anni questo acquedotto ha cominciato a presentare problemi di grafitizzazione delle tubazioni in ghisa con un evidente degrado strutturale manifestato dalla comparsa, sempre più frequente, di fratture longitudinali, con la conseguente perdita d’acqua e interruzione del servizio che, a ragione della posizione delle condotte difficilmente raggiungibili, si è prolungato per tempi lunghi con grave disagio per gli utenti.
In particolare, i maggiori problemi (5 rotture nel solo mese di ottobre 2017) si sono avuti nel tratto che dal ripartitore S. Sebastiano (362 msmm), in comune di Pederobba, percorre la costa del monte Monfenera raggiunge la SR348, e costeggia il canale di bonifica Brentella fino alla stazione di rilancio Salet (162 msmm) in comune di Alano di Piave, per una lunghezza totale di circa 2.000 metri con un dislivello di 200 metri.

IL PROGETTO.
Dopo aver eseguito, con gravi difficoltà tecniche e a costi elevatissimi, i lavori di riparazione di queste rotture, e vista la non sostenibilità economica di una sostituzione della condotta esistente con una nuova, la Dirigenza di ATS ha pragmaticamente deciso di raggiungere l’obbiettivo della definitiva riabilitazione funzionale della tubazione esistente.
Ha quindi incaricato la propria Funzione Tecnica di svolgere un’accurata indagine nel campo delle tecniche di risanamento no-dig oggi esistenti e di coinvolgere competenze ai più alti livelli per ottenere collaborazioni progettuali e sinergie operative che portassero all’obiettivo finale di avere una nuova condotta, all’interno dell’esistente, nei tempi più ridotti possibili e a costi sostenibili.
Dopo accurate ricerche sulle tecnologie e sui materiali oggi esistenti nel settore del No-Dig, i progettisti incaricati hanno individuato nella tecnica di relining denominata Hose Lining quella più indicata per ottenere una rapida restituzione alle sue piene funzioni della condotta in ghisa diametro 350 mm PN 25.
Per il materiale la scelta obbligata è andata sul tubolare Primus Line della società tedesca Rädlinger GmbH, l’unico prodotto attualmente sul mercato che risponde a tutte le caratteristiche richieste da questo progetto, resistenza alla pressione, possibilità di inserimenti lunghi anche chilometri, garanzie assolute di durata.
Per una collaborazione atta ad individuare la soluzione operativa ideale, lo staff tecnico di ATS cercando sul mercato italiano una società con una specifica e consistente esperienza nell’applicazione di questa tecnica di relining, si è rivolto a In.Te.Co., la società del Gruppo SSE che vanta un’esperienza specifica nell’utilizzo della tecnologia Hose Lining con più di 10 chilometri di tubazioni risanante in tutta Italia.

Il progetto, sviluppato in collaborazione tra i Progettisti di ATS e i Tecnici di In.Te.Co., con la fattiva consulenza dell’ing. Arnold Cekodhima, massimo esperto italiano del tubolare Primus Line, prevedeva di effettuare un unico inserimento lungo 2.000 metri di tubolare Hose Lining.
Un inserimento di questa lunghezza non era mai stato eseguito su una condotta di acquedotto in Italia, anche se esistevano esperienze simili nel campo petrolifero.

LE QUATTRO FASI DELLA REALIZZAZIONE.
La complessità del progetto ha portato a una suddivisione dell’opera in quattro fasi consecutive.
1) nella prima fase, sono stati eseguiti rilievi topografici atti a individuare nel modo più preciso possibile il percorso del tubo.
Verificata la posizione e la lunghezza, 2.000 metri, è stata contatta Rädlinger per avere certezza di una fornitura del tubolare di quella lunghezza in un’unica bobina. Sempre in questa fase, ATS ha provveduto a mettere fuori servizio la tubazione e ad asportare i pezzi speciali presenti nei manufatti esistenti sul percorso.
2) la seconda fase è stata quella della videoispezione del condotto per verificare che non vi fossero ostacoli imprevisti all’interno del tubo. Per poter eseguire l’ispezione, dato che le macchine utilizzate hanno un’autonomia di 500 metri, sono stati praticati, in punti strategici, due piccoli scavi che hanno permesso di creare un’apertura sul tubo per introdurre il robot telecamera. In questa fase si è provveduto a introdurre all’interno del tubo stesso un cavo pilota necessario per trascinare il cavo finale di traino del liner. La videoispezione ha rilevato la presenza lungo il percorso di una decina di curve di ampiezza compresa tra i 30 e i 15 gradi che non hanno dato problemi per l’inserimento.
3) la terza fase, la più lunga e complessa, è stata quella del relining vero e proprio. Il progetto prevedeva di inserire il liner dal ripartitore di S. Sebastiano e trainarlo fino alla stazione di rilancio Salet in un’unica soluzione.
La prima difficoltà superata è stata quella di portare un autoarticolato da 18 metri, percorrendo una strada a tornati stretti fino al punto di partenza. Si è poi inserito, utilizzando il cavo pilota, la corda di traino definitiva in polietilene che è stata collegata alla testa di tiro della bobina motorizzata posta sull’autoarticolato a S. Sebastiano. Tramite un motore idraulico di adeguata potenza si è quindi trainato, all’interno del vecchio tubo, il tubolare Primus Line fino al pozzetto finale.
Questa operazione è durata solo cinque ore, dalle 10,30 del mattino alle 15,30 del pomeriggio, quando il tubolare è uscito nel pozzetto di arrivo dopo aver percorso i due chilometri alla velocità di 400 metri all’ora, realizzando così il nuovo record di lunghezza in unico inserimento nel settore del relining di acquedotti.
4) la quarta fase, infine, è consistita nel fissaggio delle flange terminali PN25 nei vari manufatti di transito e nella rimessa in opera dei pezzi speciali occorrenti: Si è poi provveduto al collaudo finale con esito positivo.

Questa operazione, conclusa brillantemente in tempi rapidi, e a costi sostenibili per l’Ente gestore, dimostra come, con una pragmatica sinergia progettuale tra competenze tecniche pubbliche e private, le tecnologie No-Dig siano le migliori per ridare piena funzionalità agli acquedotti italiani.

 

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